OGM (2) – ingegneria genetica ed interessi privati: i rischi per la biodiversità, gli animali e l’uomo

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Un aspetto più generale che coinvolge molte varietà Geneticamente Modificate è associato alla presenza di marcatori di resistenza agli antibiotici.
Si tratta di geni che vengono introdotti negli OGM, oltre al transgene, per permettere l’individuazione dell’avvenuta transgenesi – che rende “brevettabile” l’OGM semplificando il suo riconoscimento. Gli animali con essi nutriti possono in alcuni casi assimilare questo fattore di resistenza agli antibiotici durante la digestione. I batteri presenti nell’intestino o nel rumine possono trasferirlo ai batteri patogeni, rendendoli meno efficaci alle cure con antibiotici, con l’eventualità di un aumento della gravità delle malattie (Tamino, 2000). Un gruppo di ricercatori americani della Cornell University hanno dimostrato che le piante di mais Bt uccidono anche le larve di farfalla monarca, che non si nutrono di mais, ma entrano in contatto con il suo polline.

Un riscontro negativo sulle piante GM lo possiamo trovare anche nel mondo delle api, ed in particolare nelle api solitarie o selvatiche che costituiscono la maggior parte delle api esistenti, non sono sociali e non producono miele (come noi normalmente immaginiamo) e sono le più intensamente dipendenti dall’ambiente esterno e le più esposte ai cambiamenti repentini imposti dall’uomo. Sono forse le più importanti “artefici” della biodiversità presente ancora sul nostro pianeta, e quindi vanno protette. In base ad uno studio preliminare, svolto dal dott. Antonio Felicioli dell’Università di Pisa, sugli effetti dei pollini provenienti da organismi geneticamente modificati sulle api solitarie è stato dimostrato che una sequenza proteica modificata la può uccidere.
Queste api selvatiche, vengono già utilizzata con successo nell’impollinazione dell’erba medica e dei frutteti in numerose parti del mondo, fra cui l’Italia. Un altro fatto molto grave, dal punto di vista ecologico, riguarda il polline delle piante transgeniche che, essendo molto attivo, feconda numerose specie spontanee le quali rischiano di perdere il loro codice genetico espressione del loro successo evolutivo, intaccando ancora la biodiversità! Inoltre, sempre in nome della biodiversità, avere la pretesa che uno o pochi cultivar transgenici possano crescere perfettamente, con un’ottima produzione, in tutti i tipi di terreno possibili e nei differenti climi presenti sul nostro pianeta, ha veramente dell’assurdo.

La biodiversità è sinonimo di ricchezza ed è la carta vincente per un equilibrio sano e duraturo dell’ecosistema terra. Inoltre, volendo fare un po’ d’ironia, le multinazionali per non sembrare spinte da facili guadagni hanno creato le piante GM sterili in modo tale da costringere i coltivatori a comprare i semi ogni anno. Ma come si poteva pensare che una holding avesse potuto investire tantissimi denari per eliminare o far fronte alla fame del mondo quando, dopo quasi 15 anni di OGM, le persone che muoiono di fame continuano ad aumentare?
Ma se un’ape solitaria nutrita con polline di pianta GM muore e lo stesso polline GM uccide la farfalla monarca non è una grave contraddizione? Ma se sono soprattutto le api, come anche le farfalle, a garantire attraverso la fecondazione dei fiori la produzione dei frutti, come è potuto accadere che la pianta transgenica creata dall’uomo possa uccidere coloro che la impollinano? Con il miglioramento delle tecniche di analisi applicate agli OGM si è potuto osservare come, soprattutto a livello del sito di inserzione del DNA in diversi OGM commercializzati, si siano riscontrate anomalie non previste (inserzione di frammenti di DNA estraneo, riarrangiamenti e delezioni) che indicano co-me le tecniche di trasfor- mazione utilizzate non siano effettivamente “pulite”, con il rischio di effetti indesiderati maggiori di quelli ipotizzati.
L’insorgere negli OGM di caratteri imprevisti comporta la possibilità che accanto al risultato voluto ce ne siano altri dannosi imprevedibili: come la sintesi di proteine capaci di scatenare allergie, o dare luogo ad effetti tossici anche gravi (accumulandosi nei tessuti) (www. fondazionedirittigenetici.org).

Oppure la possibilità che queste anomalie possano interferire negativamente con il sistema immunitario (Fragale, 2005). L’ingegneria genetica ha dato la speranza di migliorare la situazione del mondo e ha convinto gli stati più potenti che queste nuove “invenzioni” avrebbero portato numerosi vantaggi: aumento delle produzioni agricole, minore impiego di prodotti chimici (erbicidi, insetticidi), miglioramenti nella sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente (minor inquinamento), aumento degli introiti per gli agricoltori ormai da decenni sovvenzionati dai Governi dagli Stati più sviluppati del mondo. In realtà tutto questo non è avvenuto, anzi potremmo dire con onestà intellettuale che le poche verifiche svolte hanno dimostrato esattamente il contrario (Warwick e Menzioni, 2004): minori produzioni, maggiore dipendenza da fitofarmaci, perdite economiche molto consistenti (basse produzioni e prezzi molto bassi nelle vendite), distruzione in alcuni casi di produzioni biologiche altamente qualitative, perdita di accesso ai mercati delle coltivazioni isogenetiche (naturali), aumenti delle sovvenzioni statali per l’agricoltura. Un’altra vicenda che dovrebbe farci riflettere è quella del pomodoro GM Flav Sar la cui particolarità era quella di avariarsi molto più tardi dei normali pomodori. Tuttavia questo pur mantenendo un aspetto sempre attraente nel tempo, da un certo momento in poi era in realtà in stato di decomposizione e non più commestibile – al punto che fu immediatamente ritirato dal mercato. Le multinazionali produttrici di OGM dimostrano, in questo modo, la grave superficialità con cui mettono sul mercato un prodotto senza preoccuparsi di analizzare i rischi che potrebbe procurare ai consumatori i quali sono, in realtà, la loro ricchezza primaria. Agiscono in modo pericoloso dal punto di vista sanitario e sembrano guidate da un cieco interesse economico. Infatti alcune multinazionali hanno ottenuto risarcimenti importanti da alcuni coltivatori di sementi biologici del Canada che (ignari) si trovarono le loro piante biologiche improvvisamente produttrici di semi transgenici – solo per il fatto che a decine di chilometri vi erano coltivazioni GM! Ecco dunque l’utilità del brevetto: chi si trova dei transgeni nel proprio campo, anche senza volerli, deve pagare. Così per questi contadini la giustizia ha decretato oltre al danno di non aver potuto produrre semi biologici, anche la beffa.

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