La Crescita Infelice! – Effetti del “Capitalismo” e della crescita economica infinita

In questo momento di profonda crisi è necessario fermarsi a riflettere su l’attuale sistema economico che prevede benessere, prosperità e sviluppo solo a monte di una crescita infinita. Nel caso contrario si andrebbe incontro ad una crisi, ad una depressione e, nella peggiore delle ipotesi, ad una  regressione economica.
E se fossimo così incauti da non condividere e seguire tale modello?
Solo negli ultimi anni, dopo circa 90.000 anni da quando l’uomo “moderno” si è affacciato sulla Terra, ci accorgiamo che le risorse primarie, ed in particolare il petrolio, scarseggiano. Tutto ciò che è necessario per continuare a crescere economicamente, improvvisamente, diviene limitato. In questo caso, come in numerose altre occasioni, sfugge a l’uomo una visione d’insieme del problema.
Se dal cocuzzolo di un monte immaginario guardassimo tutto ciò che ci circonda, la Terra sembrerebbe ancora molto grande, quasi infinita, ma già il fatto che l’orizzonte ai nostri occhi non è perfettamente rettilineo dovrebbe farci ricordare che trattasi di una gigantesca “sfera”.  La Terra infatti è “finita” ed il suo raggio medio è di 6.373 Km e la sua superficie è di 510 milioni di km² – nulla di umano potrà cambiare questo dato di fatto.
Fino a 20 anni fa l’economia non ha incontrato ostacoli alla sua crescita; trovare nuovi giacimenti di minerali, di petrolio o creare ulteriori campi coltivati, aree urbane, aree industriali per la “crescita infinita” non è mai stato un problema. Al giorno d’oggi le cose sono cambiate e forse ci stiamo avvicinando velocemente alla soglia di massima capienza di donne e uomini che il nostro pianeta può sopportare. Vi mostro una tabella sulla stima della popolazione mondiale in milioni di individui da 10.000 anni fa ad oggi.
(http://it.wikipedia.org/wiki/Popolazione_mondiale).

periodo individui
10000 a.C. 1
5000 a.C. 15
1000 a.C. 50
1 d.C. 20
1000 d.C. 310
1750 d.C. 791
1800 d.C. 978
1850 d.C. 1.262
1900 d.C. 1.650
1950 d.C. 2.521
1975 d.C. 4.068
2000 d.C. 6.070
2010 d.C. 6.891

 

Più si torna indietro con il tempo e più, per ovvi motivi, la stima diventa imprecisa a causa dei pochi reperti a disposizione e delle nuove scoperte (fossili rinvenuti nei siti ove l’uomo moderno viveva che mettono in discussione la data della sua comparsa sulla terra, la filogenesi etc…).
Nei primi anni del 1800 eravamo circa un miliardo di persone e la maggior parte di loro non viveva nelle grandi città, altresì viveva per tutta la vita intorno a piccoli agglomerati autosufficienti, si nasceva e si moriva nello stesso posto. Per le persone di allora era un piacere incontrare uno “straniero” per strada, l’ospitalità era una prassi diffusa e qualsiasi tipo di modernità o di sviluppo era vista come una cosa positiva. Oggi diremmo che nel 1800 vivevano in modo sostenibile, esattamente il contrario di come noi viviamo oggi!   Nel secondo millennio la parola “sostenibilità” è una parola preziosa, una parola dai contenuti ecologici importantissimi e custodisce una delle soluzioni ai nostri mali, ma per nostra sfortuna oggi è praticata con molta fatica.
Ritornando ai numeri della popolazione mondiale, nel 1950 il globo aveva già cambiato faccia e nonostante fossero gli anni del dopo guerra, anni difficili, il futuro regalava grandi prospettive; le nuove tecnologie, dalla medicina all’ingegneria meccanica, erano al servizio dell’uomo. In questi anni la popolazione mondiale superava i 2,5 miliardi di individui, tuttavia, il desiderio o la speranza di sviluppo e di espansione erano molto forti, c’erano molte terre ancora da “colonizzare”. Nel continente australiano, per esempio, la popolazione di appena 7 milioni di abitanti era distribuita su un territorio immenso: 7.617.930 km² con una densità di 0,9 abitanti per Km².
Nel 2000 passati appena 50 anni, la popolazione mondiale superò i 6 miliardi di abitanti, mentre alla fine del 2011 è prevista sulla la Terra la cifra record di 7 miliardi di individui.
Dal 1997, finalmente con il protocollo di Kyoto, si discute in prospettiva globale riguardo alle emmissioni di sostanze inquinanti nell’unico grande ecosistema Terra. Non è più possibile agire come se fossimo soli sul pianeta. Ogni Paese, svolgendo le proprie attività, contribuisce al degrado della qualità dell’aria nel resto del mondo, con inevitabili conseguenze sul clima globale.
Grazie al mio lavoro ho svolto numerose indagini di biomonitoraggi ambientale con le api; dal 1996 ad oggi non sono mai riuscito a trovare vere e proprie aree “incontaminate” da poter confrontare con le aree industriali inquinate che dovevo monitorare.
Le recenti indagini sui carotaggi del ghiaccio Antartico, formatosi ai poli nei decenni passati, hanno dimostrato proprio questo. La terra è un unico serbatoio e quello che viene immesso in qualsiasi parte di essa è reperibile sin ai poli; gli effetti “benefici” della nube tossica asiatica sono a disposizione dell’intero globo e lo stesso dicasi per le meravigliose foreste equatoriali che forniscono ossigeno gratuitamente per tutti gli esseri che popolano il mondo.
Cosa accade infatti in un mondo dove domina l’economia e il dio denaro? In Asia, tra Cina, India, Thailandia, Indonesia e Corea, si cerca di incrementare le attività industriali con conseguente aumento delle emissioni estremamente nocive per l’uomo, ma contemporaneamente, tanto per “equilibrare”, qualcuno tra gli uomini “sapienti” distrugge a ritmo forsennato i polmoni verdi della Terra, per fare spazio ai propri interessi.
Ma è proprio vero che crescere a tutti i costi, come l’attuale mondo politico ci vuole far credere, è l’unica scelta possibile?
Oggi dovremmo essere tutti più consapevoli che non è più possibile percorrere questa strada, “la coperta è sempre quella, estremamente corta: se la tiriamo per coprire una parte inevitabilmente ne scopriremmo un’altra”.
Se incrementiamo la superficie dei campi coltivati o delle aree antropizzate, quella delle aree naturali diminuirà. Se aumentiamo i gas serra diminuendo i polmoni verdi della terra allora ci sarà meno ossigeno per vivere, per respirare, per riflettere!!
In questo momento, più che mai, si deve meditare profondamente su quanto sta accadendo e le strategie economiche non potranno non tenere conto dei fatti sopra descritti e che, precisamente, le dimensioni della terra sono fisse, immutabili!!

 


Grafico del clima realizzato dal National Geographic
Fonti: temperatura e CO2 del campione di ghiaccio di Vostok dall’Oak Ridge National Laboratory (adattato da Petit et al., 1999)

 

Qualcuno potrebbe proporre di aumentare la superficie delle terre emerse per fare spazio al numero crescente di persone…. si potrebbe buttare in mare, (come stanno già facendo per esempio ad Abu Dhabi) terra, calcinacci ed inerti e perché no anche rifiuti, per costruire delle nuove isole!!!  In realtà, come si vede da questo grafico del National Geographic, il livello del mare sale a discapito delle terre emerse. Esattamente il contrario di quello a cui l’uomo “sapiente” aspira.
Con il “Global Warming” (Riscaldamento Globale) stiamo sciogliendo i ghiacciai (grazie alla continua immissione di gas serra tra cui l’anidride carbonica CO2) la cui acqua si riverserà in mare. Insomma, strategie ed effetti in contrasto con la crescita infinita – forse l’ossigeno comincia veramente a scarseggiare!
Con la nostra voce dobbiamo convincere la classe politica che questo modello è superato e profondamente sbagliato, è una vera e propria utopia un sistema miope e assurdo che porterà conseguenze gravi e pericolose… ed il sacrificio sarà pagato come sempre da noi, dal popolo tutto!!
Potremmo attuare un “capitalismo culturale” e magari qualche idea intelligente potrebbe salvarci……. facendoci cambiare decisamente rotta.
Qualcuno nel mondo la pensa come me, sono i sostenitori della decrescita felice, … ahimè per la Merkel ma in Germania sono tanti a praticarla …… e la storia ci ha insegnato, nel bene o nel male, quanto siano determinati!!

La miccia è innescata e speriamo di accendere presto un “lumino” al capitalismo, un lumino veramente speciale, alimentato da energia pulita: sole, vento e acqua!

  1. heritage
    | Rispondi

    La consapevolezza dei nostri limiti è la migliore arma per combatterli! In questo caso, considerate le preoccupanti prospettive, la paura dovrebbe farla da padrona, ma tutti sappiamo come gira il mondo: gli interessi economici prevalgono sempre e incondizionatamente sui benefici comuni.
    L’arma bianca, ovvero il “capitalismo culturale”, proposto dal nostro amico naturalista Nicola Palmieri, credo sia un mezzo potente, una valida forma di ricchezza concentrata nelle mani di tutti i benpensanti, in grado di dar corpo ad azioni solidali a vantaggio dell’intero pianeta. Senza dover ricorrere all’ormai diffuso e sfruttato motto “l’unione fa la forza”, credo sia più efficace adottare come riferimento un’altra tipologia di forza, che è quella della disperazione, foriera in genere di risultati molto più immediati e duraturi. Abbiamo bisogno di azioni capaci di mettere in risalto la verità, senza alcun filtro, annunciata con onestà, così come Nicola ha fatto; abbiamo bisogno di altrettante azioni, sempre coraggiose, che rispondano, anche con piccoli contributi, ai gridi d’allarme lanciati da Nicola, per poter costruire insieme attraverso la consapevolezza e la partecipazione una rete di coesione reale, capace di trasformare il nostro pianeta non in una terra matrigna ma in una terra madre. Qual è dunque il nostro compito? Far in modo che il nostro pianeta sopravviva o contribuire ad avviare un processo efficace di riparazione? Intanto grazie Nicola!

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