Biomonitoraggio con le api

Per l’uomo la storia del biomonitoraggio ambientale con i bioindicatori cominciò nella seconda metà dell’ottocento.

In realtà da sempre la scomparsa, o la drastica riduzione, di una popolazione in un ecosistema ha un significato semplice e diretto: qualcosa di nuovo è accaduto o sta cambiando negli equilibri di quell’ambiente. I bioindicatori, o meglio i biomonitori, sono parte integrante di un sistema ecologico e ci avvertono con diversi segnali, evidenti o nascosti, di ciò che è accaduto o sta accadendo nel nostro ambiente come: lo stress che comporta un’incendio, l’utilizzo di sostanze tossiche come i fitofarmaci, l’innalzamento della temperatura media o altri cambiamenti significativi.

Questi segnali, che indicano modificazioni degli equilibri di un ambiente, si manifestano in modo più o meno evidente con conseguenze drastiche che in passato hanno portato a vere e proprie estinzioni. In questa sede tratteremo il tema delle api. Il biomonitoraggio ambientale con api, oggi, è una tecnica ormai consolidata per rilevare numerose contaminazioni ambientali. Nell’alveare sono tanti i lavori che vengono svolti dalle api operaie ma, tra tutti, quello che più ci interessa è il lavoro delle api bottinatrici le quali hanno il compito di procurare nell’emporio naturale tutto quello di cui la colonia ha bisogno, affinché nulla manchi.

Sono le api bottinatrici infatti, che hanno un rapporto diretto con l’ambiente circostante raccogliendo nettare e polline sui fiori, melata sulle piante e sugli insetti, propoli sulle gemme delle piante, acqua nelle pozze, nei torrenti, nei canali e dalla rugiada.

La frequenza dei loro viaggi è impressionante; ogni ape operaia compie fino a mille microprelievi al giorno e nelle giornate più calde dell’anno, in un alveare sano, vengono raccolti sino a 10 litri di acqua al giorno, per termoregolare l’alveare e dissetarsi. Ma non è finita qui, durante i loro voli di andata e ritorno intercettano sul loro corpo peloso anche le particelle di inquinanti presenti nell’aria. Il biomonitoraggio con le api permette di rilevare l’accumulo dei contaminanti sul loro corpo che rappresenta la sintesi delle molteplici interazioni dell’ape stessa con tutti i comparti che compongono l’ambiente: aria, acqua, suolo e organismi viventi.

L’ape bottinatrice quindi, facendo ritorno nell’alveare porta con se tutte queste informazioni divenendo uno strumento prezioso per misurare la salute dell’ambiente. Inoltre questi insetti danno indicazione su fenomeni di elevato bioaccumulo, qualora fossero presenti, che scaturiscono a volte da complicatissime sinergie ambientali; tali sinergie, in passato, sono state pagate con pesanti conseguenze per la salute umana e dell’ambiente. Come accade per l’ape anche per l’uomo i contaminanti sono veicolati attraverso l’acqua ed il cibo che ingeriamo, l’aria che respiriamo oppure per contatto attraverso la pelle o gli occhi. L’ape in sintesi ci permette di capire quanto della contaminazione presente in un ambiente passa in un organismo vivente.

Ad oggi, però, la tecnica più diffusa per monitorare l’inquinamento sono le centraline elettroniche che rilevano le contaminazioni riferite esclusivamente al comparto aria. Attraversa le centraline elettroniche le concentrazioni degli inquinanti sono misurate analiticamente, staticamente e in modo puntiforme. Con esse non sarà possibile misurare l’inquinamento ambientale ma solo quello presente nell’aria in quel punto. E sarà ancora più difficile ipotizzare quanto dell’inquinamento misurato nell’aria sarà biodisponibile in un organismo vivente, uomo o ape che sia!

L’utilizzo delle due tecniche (il biomonitoraggio con api e il monitoraggio con le centraline) mostra due aspetti diversi dello stesso problema, uno sintetico e l’atro analitico; due fotografie distinte della salute ambientale: la prima sarebbe una foto panoramica dell’ambiente, la seconda un foto macro dell’aria.

Le api non si fermano qui: miele, propoli, cera, polline sono prodotti della colonia che racchiudono ognuno altre fonti interessanti, e molto preziose, riguardo lo stato di salute ambientale, ma questa è un’altra storia..

In passato è stata l’equipe del prof. G. Celli e del dott. C. Porrini dell’Università di Bologna che per prima ha svolto studi di monitoraggio con le api nel territorio umbro. Negli ultimi dieci anni il nostro studio naturalistico di Perugia ha realizzato indagini di biomonitoraggio in alcune importanti aree industriali della nostra regione, nelle quali sono emersi aspetti mai evidenziati in passato con i controlli classici delle centraline elettroniche.

Il nostro auspicio è che si diffonda l’uso del biomonitoraggio su tutto il territorio nazionale per approfondire le complesse problematiche ambientali che le nostre amiche api ci mostrano in sintesi e con grande immediatezza. Senza le api la vita sulla terra per molti animali e piante sarebbe un vero e proprio problema ed il nostro radioso futuro sempre più lontano; è proprio il caso di ripeterci: Il nostro futuro è con le api!

2 Risposte

  1. Anonimo
    | Rispondi

    Fine way of explaining, and good paragraph to obtain information regarding my presentation topic, which i am going to convey in school.

    • Nicola Palmieri
      | Rispondi

      Thanks a lot!

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